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le 20 tesi d'arte

Arte romana dalle origini a Traiano

1966 - testo e disegni di
                              Ivonne Favro

il Teatro Marcello - Roma

                     
 
La storia dell'arte romana comincia nel I° secolo a.C. e si protrae sino all'avvento dei regni barbarici, quindi oltre i termini temporali dell'impero politico e militare di Roma. La ragione di un così ritardato fiorire dell'arte romana rispetto ai secoli che videro l'ascesa politica ed economica di Roma, si potrebbe forse attribuire, anche se tale argomentazione non è del tutto sufficiente, proprio a questa fondamentale importanza e tendenza dello spirito romano molto occupato alla costruzione della potenza statale.
Roma di fronte all'arte assunse un atteggiamento particolarissimo e fece dell'architettura l'espressione somma del suo potere politico e occorre sempre tenere presente questa considerazione nello studio dell'architettura romana.
Lo spirito greco essenzialmente individualista ha espresso nell'arte l'ideale della perfezione formale e della bellezza di conseguenza il Tempio sintetizza il culto all'assoluto di una umanità che è, per così dire, fuori dalla storia.
Lo spirito romano, organizzativo e tutto teso ad una missione universale di civiltà, crea l'architettura come espressione di forza, la destina alle masse e vi imprime il segno della funzionalità. Sviluppa non il Tempio bensì gli edifici civili: teatri, anfiteatri, terme, acquedotti e ponti, ma tutti assumono il valore di simboli dell'impero.
                                          Giulio Cesare  
A Cesare, primo imperatore dal 49 al 44 a.C., spetta questa prima visione politica dell'architettura. Egli stabilisce i piani di Roma come città imperiale e, sempre lui, ideò la grandiosa sistemazione architettonica che doveva valorizzare il Foro come centro rappresentativo della potenza romana.
Augusto, triunviro dal 42 a.C. al 14 d.C., svolge e continua la missione di Cesare anche nell'arte. Si deve a lui la creazione di una nuova forma architettonica: l'arco trionfale.
Cesare progetta la costruzione gettando anche le fondazioni di un teatro stabile in pietra per rivaleggiare con il primo teatro costruito in Roma da Pompeo.
Augusto ne riprende il progetto ampliandolo e dedicandolo, nel II secolo a.C., al nipote Marcello figlio della sorella Ottavia e morto nel 27 a.C. Sembra che nel 421 venisse ancora adoperato.
Il teatro, nella disposizione esterna, è analogo a tutti gli anfiteatri romani, sia nella struttura muraria, sia nei rivestimenti decorativi e sarà un esempio per il Colosseo.
Il piano di terra ci presenta una teoria di spaziose arcate suddivisa da pilastri dai quali aggettano le semicolonne di ordine dorico. Una cornice trasversale allaccia la mezza colonna al pilastro divenendo impostazione per l'arco. Grande accuratezza di lavorazione dimostrano, come sempre, i cunei degli archi.
             Gli ordini architettonici            
Sopra l'architrave del primo ordine, Dorico, oltre al fregio di triglifi con le tre scanalature verticali e alla cornice, vediamo un elemento orizzontale quasi a forma di attico che, nei vani degli archi, serve da parapetto, ma in corrispondenza delle colonne, si trasforma in basamento. Tutto il teatro è costruito in travertino.

Il secondo ordine è Ionico, ma non ci è più dato di ammirare l'eleganza dei particolari come nei templi greci essendo stato molto danneggiato negli elementi decorativi. Notiamo però, nei resti ancora visibili, una maggiore grandiosità ed un senso più momumentale. Nel teatro Marcello l'applicazione dell'ordine ionico è alle prime applicazioni e la colonna è meno slanciata di quella del Tempio della Fortuna Virile. Ogni arcata conteneva una statua.
Dell'antica pianta iniziata da Cesare non appaiono tracce. Invece della mole portata a termine da Augusto si possono vedere, nella parte esterna, gli elementi che vennero imitati nella costruzione del Colosseo.
Se la planimetria del maggior teatro di Roma non è esattamente nota, bastano le arcate visibili del primo e del secondo ordine a dimostrarne le dimensioni, ma anche le incertezze, visto che gli archi avevano diverse ampiezze.
Il teatro è pur sempre uno degli esempi più armonici nella sovrapposizione degli ordini anche se l'ordine Corinzio, il terzo più alto con parete piena, non esiste più. Dei tre ordini di 52 colonne ciascuno, restano:
12 arcate nell'ordine inferiore Dorico, 12 arcate dell'ordine Ionico mediano, ma del terzo ordine, il Corinzio, non resta più nulla perché è stato inglobato nel palazzo. Rimangono anche pochi mascheroni teatrali di marmo bianco come la commedia, la tragedia e il dramma satirico messi come chiavi o cunei negli archi. L'altezza originaria doveva oltrepassare i 32 metri.
                    Pianta    
L'interno era formato da un grande emiciclo a tronco di cono rovesciato nella cui cavità erano disposte le gradinate con incastonati 36 vasi bronzei per facilitare l'acustica. L'emiciclo era limitato frontalmente da una costruzione rettangolare costituente la scena, celebrata per la sua sontuosità, ma andata completamente perduta.
Mentre nel teatro greco la cavea è costruita sfruttando l'inclinazione del terreno, nel teatro romano è invece recinta da un perimetro composto da arcate che si aprono tra colonne introdotte con funzioni decorative.

A confronto con gli altri due teatri di Roma più noti, quello di Pompeo e di Balbo, era il più ampio potendo contenere oltre 15.000 spettatori.
Il teatro era coperto da un velario.
Il teatro Marcello venne un pochino accantonato quando il Colosseo attirò le masse con i suoi spettacoli emozionanti, allontanandole dalle rappresentazioni intellettuali.
Dopo aver raggiunto, nell'età Flavia (dal 69 al 96 d.C.), il massimo splendore, incominciò a decadere. Nel secolo IV d.C. era già caduto in abbandono e ebbero inizio le spogliazioni che durarono per tutto il medioevo.
Il teatro Marcello sopravvisse all'antichità trasformato prima in fortezza dai Pierleoni nel XII secolo, poi, ad opera dell'architetto Baldassarre Peruzzi (1481-1536), in palazzo dei Savelli prima e degli Orsini poi. La sovrapposizione incomincia tra le colonne ioniche del secondo ordine slanciandosi con apparenze di castello sui resti delle fortificazioni aggiunte dai Pierleoni.
Oggi, 2023, la struttura è di proprietà della famiglia Origo e l'edificio si presenta a forma di U con un giardino centrale: un aranceto.
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