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le 20 tesi d'arte

Arte etrusca

1966 - testo e disegni di
                              Ivonne Favro

Tomba dei Leopardi - Viterbo - Lazio

                     
 
L'arte Etrusca è di umile origini, sorta per lenta evoluzione dalle più semplici forme attraverso le età  preistoriche ed arcaiche, essa si afferma per la sua originalità  costruttiva di masse larghe e solide, conservandosi tale anche quando arti estranee orientali e greche le portano il contributo delle loro forme. L'etrusco è preoccupato, è invaso dall'idea dell'oltretomba, di conseguenza occupa la sua maggior attività  nello svolgimento di una ben precisa forma d'arte: la tomba.
Ci attesta questo fatto il riapparire di monumenti funerari dal sottosuolo italico, come immense necropoli, laddove vissero gli etruschi, principalmente nella Toscana, Umbria occidentale, Lazio con parte della Campania, ma anche verso nord in Emilia Romagna, Lombardia sud-orientale e in Corsica.
La tomba etrusca varia dal Tumulo alla Tomba rupestre, dall'Ipogeo dipinto al Cippo, poi la Stele o il solo Sarcofago o forse l'Urna.
Più caratteristico ed originale di tutti è l'Ipogeo dipinto, in genere circolare e ignorato dalla stessa Grecia. Quando appare per la prima volta nel VI secolo a.C. E' in parte scavato e in parte costruito sopra la terra, è poi coperto da un volta costruita da pietre aggettanti simile al Tholos della civiltà  Cretese. Sono testimoni di questa epoca i tumuli di Caere a Cerveteri nel Lazio.
L'ipogeo dipinto si mantiene durante tutto lo svolgersi della civiltà  etrusca, anche quando faranno uso di altre forme di tombe, ma si modifica a seconda dell'epoca e della regione in cui viene costruita. Talvolta è totalmente nascosta e persino l'ingresso è celato sotto il piano della campagna, altre volte è indicato all'esterno da un semplice cippo, talvolta assume la forma di un tumulo circondato da uno zoccolo e altre volte la facciata delle tombe si allineano sulla strada con ingressi semplicissimi privi di qualunque carattere architettonico.
     
Nella sua forma più semplice essa consiste in una grande camera circolare o rettangolare a copertura piatta alla quale si accede per mezzo di un corridoio in lieve pendenza o con gradini.
Nella forma più complessa, consiste in un vestibolo che immette in varie stanze sepolcrali, di cui quella principale è più grande, ornata di maggiori affreschi e qualche volta anche con rilievi dipinti.

Caratteristico in proposito è "l'Apogeo dai rilievi dipinti" scoperto a Caere, Cisra in etrusco, nel Lazio.
I temi più graditi nella decorazione delle tombe sono i piaceri e i godimenti della vita terrena. Solo al loro primo apparire i soggetti trattati si ricollegano con la morte del defunto e rappresentano le forze protettrici ultraterrene in due figure simboliche:
  Caronte, Charun in etrusco, e il cane Cerbero a tre teste.
Banchetti, danze, riposo all'aperto e giochi sono le scene preferite fino al IV secolo a.C. ma dopo useranno soggetti che desteranno il senso dell'orrore e della morte.
Si passa così dalla leggiadra manifestazione artistica dei secoli d'oro ad un'arte cupa, triste e piena di mistero.
Dell'epoca d'oro sono sicuramente le Tombe dei Tarquini che culminano nella loro più bella creazione:
                      La Tomba dei Leopardi      
La tomba dei leopardi è una tomba a camera scavata in parte nella roccia, con il soffitto a due spioventi dipinti a riquadri paralleli bianchi, rossi e verdi. Sul soffito al centro vi è un largo spazio piano decorato con cerchi di diverse dimensioni e a più colori. L'accesso avviene tramite un breve corridoio con alcuni gradini. Verrebbe datata nel 470 a.C. e venne scoperta nel 1865.
La parete di fondo, che come al solito presenta la scena principale, è occupata dalla scena del banchetto con sopra, nel timpano, le due belve dalla pelle chiazzata, simmetriche, una di fronte all'altra e con le fauci aperte. I leopardi sono dipinti tra verdi rami e danno il nome alla tomba. Molto simile, ma molto rovinata, c'è anche la tomba detta delle leonesse, dove i felini sono dipinti con le mammelle turgide come per allattare.
La pittura presso gli etruschi ebbe maggior fortuna, rispetto alle altre arti plastiche, anche grazie ai modelli che offrivano le ceramiche a produzione ellenica dei molti artisti greci stabilitasi in Etruria. Tutte le pitture che ci restano sono gli affreschi murari che decoravano le camere funerarie, in particolare quelle della necropoli di Tarquinia del Lazio.
La civiltà  etrusca, considerando fin dalle origini la vita dell'oltretomba come una continuazione della gioia terrena pone, partecipe del convitto, la donna distesa accanto agli uomini. Le donne sono rappresentate con la carnagione molto chiara e riccamente vestite, mentre gli uomini sono con la carnagione scura, rossastra ed hanno il busto scoperto.
In tre letti conviviali, tre coppie sono sdraiate, due giovani coppieri ignudi e con la chioma adorna di fogliame, amministrano il banchetto che si svolge all'aperto fra rami forse di ulivo. Due donne sono bionde e una è mora e l'uomo più a destra tiene in mano un uovo forse simbolo della rinascita. Questi affreschi dimostrano una notevole ricchezza di particolari nella scena e negli abbigliamenti e da qui in avanti inizierà  una lenta decadenza.
       I musici    
Il banchetto è allietato dal suono del doppio flauto e della cetra, ma, mentre sulla parte sinistra le figure hanno atteggiamenti calmi, qui a destra la musica eccita i musici alla danza. Tali scene si svolgono ancora entro la cornice di ramoscelli con fiori o frutti.
Le pitture che decorano questa tomba sono appartenenti ad un periodo più avanzato dell'arte etrusca, ma sono pur sempre vicinissime alle caratteristiche del periodo arcaico, esse conservano ancora dettagli ed elementi primitivi come l'uso di distinguere l'uomo dalla donna col colore chiaro per l'una e di bruno scuro per l'altro, una caratteristica questa anche di altri popoli quali l'egiziano, il cretese e il greco arcaico.
Anche l'uso di disegnare le teste sempre di profilo conservando l'occhio di fronte persino quando il corpo è di prospetto, è caratteristica anche loro, infine trattano in maniera tutta convenzionale le estremità, in particolar modo le mani con le dita lunghe ed affusolate.
Le figure non sono più difformi e grossolanamente massicce, rigide ed angolose, ma hanno acquistato eleganza di proporzioni, naturalezza e ritmo nei movimenti e nelle pose.
Al caratteristico profilo etrusco più antico dal naso aguzzo con il cranio allungato e con l'occhio eccessivamente grande si è gradualmente sostituito un profilo nuovo dal naso dritto, dal cranio arrotondato, dall'orecchio proporzionato, in questo modo gli artisti rivelano una certa ricerca di espressione. Il panneggiamento delle vesti quasi trasparente lascia intravedere la forma sottostante ed è variamente decorato di disegni. Anche la modellazione è studiata più a fondo e ora è resa con tratti precisi.
Infine la stessa decorazione ha subito un progresso non più limitata al solo rosso e nero, bianco e giallo, ma si arricchisce del blu e del verde, varia le sue tonalità  con minore contrasto e con più naturale rispondenza alla realtà. Naturalmente in tutto ciò è visibile l'influenza attica.
La pittura etrusca pur padrona ormai di tutti i segreti dell'arte greca, espressa al massimo grado in questo periodo nelle tombe di Tarquinia, ed avendo in comune ad essa parecchi caratteri, non è mai riuscita però a raggiungere la sua grazia e le sua nobiltà  restando ferma nel suo crudo verismo.
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