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le 20 tesi d'arte

Arte ellenistica

1966 - testo e disegni di
                              Ivonne Favro

            Nike di Samotracia

                     
L'arte ellenistica riguarda l'epoca compresa tra la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e la conquista romana dell'Egitto, ultimo regno ellenistico, nel 31 a.C. Durante il periodo dell'Ellenismo vediamo, nella scultura, le verie correnti stilistiche dell'età trascorsa, ma anche le trasformazioni del movimento. I caratteri stilistici dei maggiori artefici precedenti quali Fidia, Policleto, Scopas, Prassitele, Lisippo vengono accentuati quasi come se con l'esaltazione di ciò che era stato altamente espresso, si venissero a manifestare aspetti e concetti del tutto nuovi. Naturalmente si riattacca in modo essenziale alle scuole del IV secolo ed in maggior grado a Lisippo, ultimo per età dei grandi artisti, ma in seguito si ritorna anche alla grandiosità degli schemi del V secolo variandoli.
Il pathos di Scopas si accentua in fremiti smodati dell'animo, la grazia di Prassitele trascende in raffinata leziosaggine, il movimento nervoso di Lisippo si muta in esagerata agitazione. Vi è crudo realismo nel rendimento delle forme di determinati personaggi mentre per contro la scultura si compiace di esprimere con non minore realismo tipi della vita reale e forme talora ripugnanti o per vecchiaia o per bruttezza o per infima condizione di vita.
L'arte ellenistica influenzò molto non solo Roma ma anche tutta l'arte occidentale.
Nel periodo troviamo grandi menti: dopo Socrate filosofo 470-399, Platone filosofo 428-348 ed Aristotele fisico e filosofo 384-322, arrivano Euclide matematico e filosofo 323-283 e Archimede fisico e filosofo 287-212, ma anche Eratostene astronomo e matematico 267-194 con Apollonio Pergèo astronomo e matematico 262-180. Ancora Aristarco di Samo astronomo e matematico 335-269 e poi Ipparco di Nicea astronomo 190-120 sempre a.C.
Samotracia è l'isola greca a nord dell'Egeo e a pochi chilometri dal confine della Turchia.
              Nike di Samotracia  
Nel 306 a.C. Demetrio Poliorcete ottiene una vittoria a Salamina di Cipro su Tolomeo Soter, acquistando così il titolo regio sulla parte dell'impero di Alessandro Magno. Nelle monete di Demetrio dal 294 al 288 a,C, si allude alla sua vittoria navale con una figura di Nike. Proprio in queste monete c'è il ricordo di un monumento votivo per il vincitore e, per fortuna, questa statua è pervenuta fino a noi anche se acefala, ovvero senza testa, e in più senza braccia: la Nike di Samotracia che significa "la vittoria".
Dovrebbe rappresentare la giovane Dea alata figlia del Titano Pallante e della ninfa Stige, adorata dai Greci come personificazione della vittoria sportiva e bellica. La dea, vestita con un leggero chitone, è qui effigiata nell'atto di posarsi sulla prua di una nave da guerra. Un vento impetuoso investe la figura protesa in avanti che, muovendo il panneggio che aderisce strettamente al corpo, crea un gioco chiaroscurale di piccole pieghe che valorizzano e mettono in risalto il movimento. Dinamismo e abilità di esecuzione si uniscono trasformando le caratteristiche dei migliori artisti precedenti, come asserito prima: il vibrante panneggio di Fidia, gli effetti di trasparenza e leggerezza di Prassitele e la tridimensionalità di Lisippo.
Il movimento e l'agitazione si avvertono anche nel possente remigare delle ali di aquila oltre che nella veste e mostra la virtuosità dello scultore palesando una maestria irrangiungibile. Vi è contrasto nel drappeggio di questa superba figura, il chitone aderente al corpo fa risaltare l'ampio petto gonfio per l'azione del suono della tromba; le pieghe della parte bassa enfatizzano il movimento della gamba. Tutto in questa figura scultorea pare che ci renda sensibile la capricciosa brezza del mare sicchè sembra quasi di aspirare il salso odore dell'ampia superficie delle acque.
Il virtuosismo del drappeggio femminile agitato dal vento, in cui tanto si distingue l'arte di Timoteo nel IV secolo, raggiunge ora il massimo della sua espressione. Purtroppo ignoriamo chi fu l'artefice insigne che creò questo capolavoro.
l'influsso di questo artista emerge però nei frammenti delle sculture frontali del Tempio dei Misteri, spicca tra questi la parte inferiore di una figura muliebre che ha analogie stringenti con la Nike, sia per il movimento che per il drappeggio.

La Nike, in marmo, alta 2,5 metri fino al collo e che si pronuncia "Naiki", era collocata nel Tempio dei Grandi Dei di Samotracia da cui sparì.
Venne ritrovata solo nel 1863 o nel '67 dal viceconsole francese proprio sull'isola di Samotracia che, a quell'epoca, apparteneva all'impero ottomano con il nome di Semadirek. Acquistata dai francesi venne collocata al Louvre sullo scalone Daru.
Di qui senne spostata solo una volta, nel 1939, per proteggerla dal conflitto imminente.
        Posizione presunta  
Gli studiosi ritengono che la Nike di Samotracia sia stata rappresentata come in piedi sulla prora della nave con le ali spiegate. Nella mano destra poteva avere una tromba e la mano sinistra sembra impugnare il pennone reggente la bandiera forse presa nella vittoria alla nave nemica.

Alcuni ipotizzano che la Nike possa riferirsi alla vittoria nella battaglia dell'Eurimedonte dove il re siriano Antioco III combattè contro le navi di Rodi. Ma le monete che commemorano la Nike sono quelle di Demetrio.
Marinetti, nel suo manifesto del Futurismo, scrisse: "Un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia."
Evidentemente Marinetti alla bellezza della Nike preferisce il fascino dell'auto veloce.

Curioso sapere che Salvator Dalì nella statua Les Deux Niké riprende le forme ellenistiche.

La Nike di Samotracia originale si trova al Louvre a Parigi, ma molte città ne espongono una copia
      Nike di Paionios    
A volte si usa confrontare la Nike di Samotracia con la Nike di Paionios.
L'autore è Peonio di Mende che la realizzò tra il 425 e il 420 a.C. Prima, quindi, ma qui si riesce già a cogliere alcuni cambiamenti che diverranno poi fondamentali nel periodo ellenistico.
E' alta 216 cm ed è anche lei senza testa pur avendo pezzi di braccia. Viene rappresentata nell'atto di planare a terra con il vento che gioca a far svolazzare la veste e a schiacciarla sul corpo. Il seno sinistro e la gamba sono scoperti e gli esperti ipotizzano che una mano tenesse il lembo della veste. Venne ritrovata ad Olimpia nel 1875 in molti frammenti e purtroppo ne mancano ancora.
La statua era posta su un pilastro alto 9 metri di fronte al Tempio di Zeus a Olimpia per inneggiare alla vittoria contro gli spartani. E' ancora leggibile un'iscrizione alla base della statua dove con riportati i mandanti e il nome dell'autore.
In questo periodo, ellenistico, non solo l'arte fu molto fiorente con concetti nuovi, ma menti eccelse portarono tutte le scienze ad uno sviluppo molto importante. La lingua venne semplificata, la cultura ebbe maggior diffusione, le biblioteche fiorirono e la letteratura ebbe vasta produzione.
In architettura si ebbe la tendenza a sovrapporre gli ordini dorico, ionico e corinzio, inventarono forme nuove come la pianta circolare e edifici nuovi come palestre e portici. Qui di seguito altre scoperte e innovazioni:
l'invenzione della vite, la prima ipotesi della matematica come base per la costruzione musicale. La pompa ad immersione, usata ancora nel secolo scorso, la prima turbina della storia detta Eolipila, i concetti di parabola e iperbole. Il criterio di meridiani e paralleli e venne anche calcolata la dimensione della Terra abbastanza esatta come la conosciamo oggi. In Astronomia arrivarono alla prima teoria eliocentrica e la prima stima della precessione terrestre, nonchè la prima mappa stellare e un planetario con calcoli abbastanza precisi.
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