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le 20 tesi d'arte

palazzo rinascimenale

1966 - testo e disegni di
                              Ivonne Favro

            villa Farnese - Caprarola - Lazio

                     
Sui bastioni che ancora conservano i caratteri d'ingenieria militare difensiva impressagli da Antonio da Sangallo, il Giovane, inizia così la storia delle fondamenta della famosa residenza di Alessandro Farnese, fratello del Papa omonimo.
Autore dell'opera è da ritenersi Jacopo Barozzi detto il Vignola (1507-1573) subentrato al Sangallo, morto nel 1946, lasciando solo i disegni e poco altro. Gli studi sulla costruzione, iniziati nel '49, anticiparono le caratteristiche attuali dell'edificio il cui tema non è più difensivo, ma si trasforma in palazzo rinascimentale con ampie terrazze aperte sul paesaggio. Rimane il blocco a base pentagonale anche se, specie nelle parti inferiori, ha l'aspetto del mastio di una cittadella.
Come per molti altri edifici, il Vignola più che l'esecutore ne fu il maestro. La sua impronta inconfondibile consiste nella felice fusione dei motivi architettonici militari con l'eleganza delle costruzioni del Cinquecento.
Un piazzale ellittico, un tempo ornamentale laghetto o pescheria, è circondato da due grandi rampe cordonate che salgono ad un gran terrazzo dal quale, con scalee esterne si accede all'ingresso del palazzo.
La facciata presenta, nella sua unità, un inesauribile varietà  di ritmi e di proporzioni e, alla rudezza del bugnato inferiore, fa arioso contrasto la delicatezza delle
membrature superiori dove a poco a poco si attenuano, sino a scomparire, gli accenti barocchi delle sovrastrutture.
La costruzione appare composta di due parti: una fuori terra divisa in tre ordini e una scavata direttamente nel tufo e formante un vasto sotterraneo con, in più, le cantine.
        Portale        
Il piano terreno ha un grandioso portale dorico le cui proporzioni sono schiettamente vignolesche e sei finestroni con frontoni triangolari e curvi, il tutto acquista movimenti dagli avancorpi corrispondenti ai terrazzi angolari del piano superiore. Questo ha parastre ioniche racchiudenti finestroni a tutto sesto con agli estremi porte-finestre con timpani. Una cornice di forte aggetto lo separa dal sovrastante ordine corinzio i cui spazi sono occupati da finestre rettangolari e quadrate. Alla sommità  è posto un forte cornicione a doppie mensole intercalate ai gigli farnesiani.
Attorno al cortile circolare interno si svolgono, in basso, in un ambulacro e in alto diventano un arioso loggiato. Nel primo, pilastrini e arcate sono rudemente ornati dal bugnato e da nicchie; nel secondo ci sono binati di colonne ioniche che s'appoggiano alla struttura che, come i fornici della loggia, ha la consueta balaustra vignolesca in funzione di attico.
Numerosi e vasti ambienti si aprono attorno a questo nucleo, tra di loro riuniti da una bellissima scala elicoidale di tre piani, che non si trova nel cortile, essa si presenta con colonne doriche abbinate, questa scala sarà  d'esempio a future opere secentesche.
Una sontuosissima decorazione plastica e pittorica riveste ovunque gli ambienti con continue allusioni simboliche, mostranti la fantasia creatrice degli Zuccari e dei loro collaboratori.
L'esterno e l'interno sono diversi fra loro decorativamente, ma sempre sorretti dagli schemi architettonici, non freddamente espressi dal Vignola con la rigida applicazione delle sue famose teorie, ma con una continua soluzione architettonica, la cui vitalità precorre la Chiesa del Gesù ed altre costruzioni, nelle quali l'architetto appare l'anticipatore del movimento barocco.
I dintorni del palazzo sono di sfarzo secentesco e preludono alll'architettura del giardino barocco. Alle condizioni naturali, così ben scelte dal famoso medico forlinese Girolamo Mercuriani, s'aggiungono le insigni opere architettoniche del Vignola, che, della piccola villa Farnese, fece non solo una dipendenza del palazzo, ma una vera e propria residenza principesca. L'armonica bellezza che nel palazzo è data dalla grandiosa proporzione, qui nel villino avvolta dai giardini alti, è dovuta alla gentilezza e all'eleganza in cui si riflettono i consigli di Annibal Caro.
Qui di fianco si vede la catena d'acqua dei delfini e sullo sfondo il villino, definito Casina del Piacere, di dimensioni più contenute.
Il parco è diviso in due parti: i giardini alti e quelli di sotto. I primi, si estendono nella parte dietro, sono formati da due aree quadrate suddivise in graziose simmetrie all'italiana affini ai giardini toscani delle ville Medicee e al terrazzo di Villa Borghese a Roma. Le grotte, le scalee, la lunga serie di cascatelle e di zampilli si ornano di erme, cornucopie e liocorni che, fra gli alberi in voluto disordine, danno una varietà  scenografica ai continui dislivelli fino al giardino di sotto.





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